Le emigrazioni verso la fine del '900
Bibliografia
Apri il menù
L’emigrazione italiana alla fine del 1900 è stata un fenomeno significativo che ha caratterizzato principalmente la seconda metà del secolo. Dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale, l’Italia si trovava in una fase di ricostruzione e di crescita economica, ma anche di gravi disparità sociali ed economiche, che spingevano molte persone a cercare migliori opportunità all’estero.
Negli anni ‘50 e ‘60, molti italiani emigrarono verso paesi come il Canada, gli Stati Uniti, l’Australia e le nazioni europee, in particolare la Germania e la Svizzera. Le ragioni principali dell’emigrazione erano la ricerca di un lavoro stabile, la povertà nelle regioni meridionali del paese, e la volontà di migliorare le condizioni di vita. L’emigrazione massiccia divenne un fenomeno strutturale, con flussi migratori che coinvolgevano diverse generazioni.
Tuttavia, a partire dagli anni ‘70 e ‘80, la situazione cambiò: la crescita economica italiana e l’espansione del mercato del lavoro ridussero progressivamente la necessità di emigrare. Inoltre, alcuni emigranti tornarono in Italia dopo aver accumulato risorse all’estero. Nel contempo, l’emigrazione italiana si trasformò, interessando più giovani e laureati, che si trasferivano soprattutto per motivi professionali e di studio, piuttosto che per pura necessità economica.
Nel complesso, l’emigrazione italiana del secondo dopoguerra ha contribuito a plasmare non solo le società di arrivo, ma anche l’economia e la cultura italiane, con una continua interazione tra i flussi migratori e i cambiamenti interni al paese.