Draw my life. In senso inverso. Storie di donne in movimento
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Le due storie, che leggete qui di seguito, si sviluppano in modo indipendente nel racconto, come nella realtà. Vanessa viene nella Penisola per amore e cerca di concretizzare il suo personale concetto di casa e famiglia. Alle spalle ha un vissuto positivo in una casa di sole donne e la sofferenza di aver conosciuto il padre poliziotto solo da grande, visto che lui ha vissuto nascosto e le ha nascoste per motivi di sicurezza.
Giulia racconta una storia di realizzazione di un sogno professionale tramite migrazione. Già grande decide di prendere il dottorato in sociologia, ma può farlo solo in Australia. Parte quindi con marito e figlio piccolo al seguito e consegue il titolo, ma deve rientrare in Italia perché alla fine l’Australia non è particolarmente ospitale per chi viene da fuori.
Lo sceneggiatore fa incrociare le due protagoniste (chiamate Clarita Araceli l’una e Araceli Clarita l’altra) nell’aeroporto di Orly e fa loro raccontare parti della propria storia a una funzionaria che le intervista per capire la somiglianza dei loro nomi. Dall’incontro delle due, sempre nell’aeroporto delle due e dalla discussione con l’intervistatrice risalta infine la similarità dei loro sogni: realizzazione personale e costruzione di una famiglia. Nella realtà le due protagoniste si incontrano nel Centro Studi con i responsabili del progetto, lo sceneggiatore, l’illustratrice e discutono le proprie vicende, suffragandole con materiali, per esempio foto, a testimonianza di quanto hanno vissuto.
5 – Prefazione, di Lorenzo Prencipe
8 – Introduzione, di Matteo Sanfilippo
13 – Storie di donne in movimento
55 – La parola dello sceneggiatore, di Andrea Giovalè
60 – La parola della disegnatrice, di Assia Ieradi
La parola delle protagoniste:
63 – Stefany Vanessa Klinger Moreno
70 – Giulia Marchetti
77 – L’approccio comunicativo, di Andrea Falzarano
80 – Conclusione, di Carola Perillo