Il racconto di Madai: Una storia di migrazione e integrazione
Madai è una delle quattro donne immigrate che ha partecipato al progetto “Cultural Regeneration Institute” presso CSER: questa è la sua storia
Sono Madaì e sono del Guatemala, sono quasi 8 anni che vivo in Italia. Come sono giunta fino alla Fondazione CSER? Beh, devo dire che la mia migrazione ha una connotazione romantica! Mi sono trasferita in Italia per amore, con il proposito di formare una famiglia con il mio fidanzato, che adesso è mio marito. Come ci piace dire: “Ci siamo sposati per amore ben due volte: una in Italia, con vicino la sua famiglia, e una in Guatemala, con la mia famiglia e i miei amici!
Posso dire che il mio percorso di integrazione è stato molto tranquillo e piacevole; mi sono sempre sentita a mio agio. In primis, perché ho avuto mio marito che mi ha sempre supportato ed appoggiato in maniera amorevole, sia sotto il profilo psicologico che economico. Amore, salute mentale e solvibilità economica sono i tre pilastri molto importanti quando si inizia un percorso di migrazione per creare una famiglia. Un altro aspetto da tenere in considerazione sono le informazioni che si hanno del paese in cui si emigra e la conoscenza degli usi e costumi, delle abitudini dei suoi abitanti.
Quando mi sono trasferita in Italia nel 2015 non è stato molto difficile adattarmi ed adeguarmi, visto che già avevo assaggiato un po’ di Italia qualche anno prima. Nel 2011, anche se per un breve periodo, ero già venuta in Italia come studentessa grazie ad una borsa di studio dell’ Università per stranieri di Perugia in collaborazione con l‘Istituto italiano di cultura di Città del Guatemala. Questo mi ha permesso di studiare la lingua e parte della cultura Italiana. Quindi, quando sono tornata, avevo già una piccola infarinatura che, a mio parere, è un aspetto molto importante per vivere il proprio percorso di integrazione senza trauma, in maniera dignitosa e in totale libertà. Il percorso di integrazione, a mio parere, è “unico” rispetto ad altri percorsi e dipende totalmente dallo spirito, dalle motivazioni e dai desideri di ogni singolo migrante.
Emigrare vuol dire essere consapevole che dovrai accantonare temporaneamente tutto quello che già sai ed a volte tutto quello che avevi fatto nel tuo paese di origine, ricominciare da capo mantenendo aperta la mente al cambiamento e, con spirito di positività, riprepararti ed apprendere tutto ciò che serve per ricominciare la tua nuova vita ed integrarti nella società del tuo nuovo paese di accoglienza. L’unica cosa che resterà per sempre è la propria personalità e carattere, i propri desideri ed i sogni, restando se stessi senza annullarsi ma aggiungendo nuove conoscenze e sfide.
Madai e la ricerca di un lavoro in Italia
Integrarmi quindi è significato fondere me stessa con il paese che mi ha adottato, cercando di creare una fusion delle due culture sia all’interno della mia famiglia sia all’esterno, facendole viaggiare all’unisono. Quindi dopo due matrimoni (anche se con lo stesso marito!) anche con due diverse religioni. Questo impegno a fondere le culture mi ha permesso di godermi due gravidanze e due bambine stupende, a cui abbiamo deciso di trasmettere la tradizione latino-americana, dando loro due nomi e due cognomi. Pensate che nel 2017, quando è nata la nostra prima figlia, lei è stata la prima bambina a essere registrata con due cognomi nel nostro comune!
Solo dopo che le bimbe hanno iniziato la scuola materna, ho deciso che era tempo di riprendere la mia vita lavorativa, cosa che non è stata per niente facile.
Qui nasce una delle tante difficoltà che viviamo noi migranti e che, tante volte, all’inizio del percorso di integrazione ignoriamo o sottovalutiamo finché non ci imbattiamo nel problema. Così dopo due anni di ricerca di un lavoro, dopo due anni passati a combattere con la disperazione e delusione perché nessuno mi chiamava per un colloquio, dopo i mille curricula inviati, vengo a conoscenza del progetto E-library on the move della Fondazione CSER. Un progetto per donne migranti che mi ha permesso di intraprendere il mio percorso lavorativo che per quasi 10 anni avevo svolto nel mio paese collaborando con una biblioteca universitaria. Ero così felice, il mio primo colloquio, il mio primo lavoro, CSER é stata la prima istituzione in Italia che mi dava l’opportunità e la possibilità di fare sperienza lavorativa in un ambiente accademico e culturale senza pregiudizi sociali. E di questo, ne sono grata. Ora CSER è casa, qua posso essere me stessa senza la paura del pregiudizio o degli stereotipi ed attualmente sono al mio secondo progetto e anno di collaborazione. Sono felice di continuare ad imparare cose nuove ed ogni giorno acquisisco nuove competenze per svolgere il mio lavoro al meglio con passione e professionalità.
Donne che emigrano per amore: progetti personali di integrazione e inclusione nella società
Questi sono i miei propositi:
1) Continuare gli studi universitari: è stato uno dei mie sogni che adesso sto concretizzando. Attualmente frequento un corso di Alta Formazione Professionale per Mediatori Europei per l’Intercultura e la Coesione sociale presso la Comunità di Sant’Egidio in collaborazione con l’Università Dante Alighieri di Reggio Calabria. Questo corso mi permetterà di continuare il corso di Laurea Triennale, così da poter migliorare il mio livello academico e professionale e continuare a collaborare con la Fondazione CSER;
2) Ottenere la patente di guida: per me è stato un traguardo molto importante poichè mi ha permesso una maggiore libertà e independenza per realizzare le mie esigenze e quelle della mia famiglia;
3) Fare volontariato: è un altro progetto che sto realizzando e che mi sta dando molta soddisfazione personale. Mi ha portato a ragionare sull’importanza che ha l’essere sensibile, accogliente ed inclusivo con empatia e, soprattutto, l’importanza di non perdere l’umanità di fronte al bisogno degli altri. Non guardare altrove quando vedo una persona in difficoltà, soprattutto con la popolazione migrante che è esposta alla discriminazione e al razzismo della società in generale, ma che molte volte viene anche dalle persone del proprio paese di origine;
4) Avviare la pratica per ottenere la cittadinanza Italiana: questo è stato un altro dei mie progetti che ha raggiunto la sua fine positiva il 20 giugno 2023 e quindi posso dire felicemente che sono una neo-cittadina Italiana! Essere riconosciuta legalmente come cittadina italiana è molto importante, soprattutto per affrontare i processi burocratici in cui noi migranti ci imbattiamo tutti i giorni.
Vorrei chiarire che non è stato il documento a definirmi come persona o come cittadina, bensì la consapevolezza del senso di appartenenza alla cultura Italiana: aspetti come la lingua, la cultura, la storia, le abitudini, la gastronomia, il benessere, l’accesso ad un sistema sanitario, all’educazione di qualità, al lavoro, ad una casa, alla giustizia. Insomma, sentirmi parte di un sistema equo.
Focalizzarmi sulla realizzazione dei mie progetti, mi ha permesso di essere più informata e preparata in materia di Immigrazione e quindi di poter aiutare le persone fornendo informazioni veritiere e indirizzandole in uffici competenti dove possono avere aiuto e accoglienza per integrarsi in maniera dignitosa.
In conclusione vorrei dire che la realizzazione dei propri sogni e progetti non è facile quando non si ha una rete di supporto familiare, ma non è nemmeno impossibile. Quindi vorrei incoraggiare tutte le donne, specialmente le mamme, a non arrendersi e lottare per quei sogni, progetti e aspettative con cui sono arrivate in questo paese.
Sono grata all’ Italia, alla mia famiglia e a tutte le persone di grande disponibiltà e sensibiltà che ho incontrato e chi mi hanno offerto l’opportunità di trovare la mia strada di realizzazione.
Grazie a coloro che in qualche modo mi hanno aiutato e continuano ad aiutarmi nel realizzare il mio “Italian Dream” e un ringraziamento particolare a CSER.
Madaì Bonilla Mazza