Con il nuovo anno torna anche la rubrica Pillole di Cser... per combattere il virus del pregiudizio!
Pillole di CSER è un’iniziativa voluta dalla Fondazione CSER e dall’Ufficio Comunicazione Scalabriniani per far conoscere progetti di ricerca e iniziative del network scalabriniano e del mondo delle migrazioni.
Quest’anno abbiamo deciso di accompagnarvi con brevi video informativi e di sensibilizzazione, che saranno pubblicati con cadenza mensile.
In questa seconda puntata del 2023, avremo l’occasione di ascoltare il Professor Matteo Sanfilippo intervistato dalla Responsabile dei Progetti CSER Carola Perillo.
Il professore Matteo Sanfilippo spiega nel dettaglio la situazione dei rifugiati nella Capitale durante il periodo della Seconda Guerra Mondiale.
A Roma, innanzitutto, è importante studiare questo fenomeno perché la città fu investita, durante il periodo interessato, da un numero elevatissimo di rifugiati. Inoltre, Roma conserva degli archivi necessari e fondamentali per la prosecuzione delle ricerche.
Nonostante nel ’43 la seconda guerra mondiale stesse per finire, la Capitale era presa d’assalto dai rifugiati che scappavano da Sud e Nord. Roma quindi, quando è ancora sotto i tedeschi, viene raggiunta da un’enorme massa di rifugiati con diverse lingue, religioni e culture che si riversano nel centro della città e nei luoghi circostanti.
Pio XII si avvale dell’aiuto di alcuni funzionari della concistoriale che si occupavano dell’emigrazione italiana per creare la Pontificia Commissione Assistenza (poi divenuta Pontificia Opera di Assistenza). Questo piccolo organismo non doveva solo procurare cibo ai rifugiati. Infatti, una delle mansioni principali era anche quella di trovare loro un alloggio. In un secondo momento, l’organizzazione che prima operava solo su Roma, iniziò ad estendere la sua opera su tutta l’Italia. E si concentrò non solo sui rifugiati in ogni angolo della penisola, ma anche sui minorenni abbandonati e sui prigionieri che stavano tornando dai campi di concentramento tedeschi.
L’Italia continuerà ad essere il punto di appoggio per molti rifugiati anche a seguito della Seconda Guerra Mondiale. La penisola, infatti, era l’unico Paese con un porto (quello di Genova) che assicurava la fuga verso le Americhe e verso il Sud Africa.
Come spiega il professor Matteo Sanfilippo:
«Per molti aspetti, la situazione ricorda quella degli ultimi 20 anni, con rifugiati che scappano dalle guerre che non vogliono fermarsi nel Paese in cui arrivano. La chiesa, come ora, si è posta dunque il problema di come assistere questa massa di persone e quindi creerà una serie di reti per risollevare la situazione. Si tratta di un mondo grandissimo, interessante da conoscere».