Primo Maggio 2024: Giornata del lavoro di tutti, anche migranti
Dichiarazione dei Missionari scalabriniani presenti in Europa e Africa
Il 1° Maggio è la Festa del Lavoro, la giornata che celebra lotte, rivendicazioni e sacrifici che, durante i secoli, i lavoratori hanno combattuto per poter veder riconosciuti i propri diritti, a cominciare da quel 1° maggio 1886, quando fu indetto uno sciopero generale in tutti gli Stati Uniti per ridurre la giornata lavorativa a otto ore. La protesta durò tre giorni e culminò, il 4 maggio, col massacro di piazza Haymarket a Chicago, quando uno sconosciuto lanciò una bomba su un gruppo di poliziotti uccidendone sette, insieme a quattro civili.
Quella manifestazione è diventata il simbolo delle rivendicazioni degli operai del continente americano e del mondo che lottano per avere diritti e condizioni di lavoro migliori. È in questo contesto che, come Scalabriniani, vogliamo ricordare oggi il lavoro di tutti quei migranti, in situazione regolare e non, che contribuiscono a rendere più “umane” le realtà delle nostre famiglie, occupandosi dei nostri bambini e anziani (solo in Italia, per esempio, le famiglie sono il primo datore di lavoro con 651.000 badanti e 677.000 colf e baby-sitter), del nostro mercato del lavoro, dato che i lavoratori stranieri svolgono quei lavori che i lavoratori autoctoni non vogliono più fare (specie in agricoltura, nei lidi balneari, ristoranti, alberghi, fabbriche, ospedali e cantieri) e delle nostre società vittime di bassa crescita demografica e di fuga di giovani verso mete di vita più allettanti.
Lavoratrici e lavoratori stranieri non sono, perciò, solo “problema da contrastare”, ma soprattutto risorse e opportunità. Allo stesso tempo, però, permangono criticità, che richiedono nuova governance per fare del lavoro il motore di integrazione e inclusione.
Basti pensare, per esempio, al “lavoro povero” in forza del quale le persone che lavorano sono comunque povere, cioè sotto la soglia di povertà, tanto da non arrivare mai o quasi “a fine mese”: solo in Italia i lavoratori stranieri sono 28% del totale rispetto al 9% degli italiani.
Per evitare, allora, più lavoratori poveri, livelli di capitale umano calanti e sottoutilizzati, invecchiamento della popolazione e poco ricambio di competenze nuove, un primo passo potrebbe essere la valorizzazione delle competenze immigrate già presenti che richiede, però, processi di integrazione e inclusione più stabili e strutturati, tra cui: il miglioramento delle procedure di riconoscimento dei titoli di studio (per es. gli infermieri provenienti dal Sud del mondo); le attività di formazione e riqualificazione che abbiano come obiettivo di far emergere le competenze presenti anche in considerazione dei fabbisogni dei territori e delle filiere produttive; una gestione più efficace dei flussi in ingresso da non subire passivamente (con la moltiplicazione di CPR), ma da gestire attivamente, anche in base a percorsi di integrazione e formazione, programmati e offerti dalle imprese e dal Terzo settore, in una prospettiva di medio e lungo termine.
A tutto questo vogliamo pensare e riflettere, oggi, giornata consacrata al diritto al lavoro, ad un lavoro, degno, sicuro e non precario, spesso carente non tanto per mancanza di risorse economiche, ma soprattutto per mancanza di volontà politica nella valorizzazione delle persone e delle opportunità che si presentano.
Buona festa, allora, a tutte le lavoratrici e lavoratori che un lavoro ce l’hanno e a quanti un lavoro lo cercano e lo rivendicano in quanto fondamento della dignità umana.