Quaderni UDEP – giugno 1975
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E’ un fatto innegabile: nella riformulazione attuale della fede, il mistero di Cristo ha un posto centrale.
Se cosi non fosse, il cristianesimo mostrerebbe la sua incapacità di rinnovarsi: mutuerebbe la sua problematica dal mondo o dalle altre religioni e non dalla carica specifica della sua esperienza. Che le formule usate dai nostri antenati per tradur re la vita di fede non siano efficaci per i nostri contemporanei, non è ti per sé un sintomo negativo è solamente il segno che l’orizzonte culturale è cambiato. Che la cristologia del passato sia insufficiente per tradurre la fede in Gesù come oggi è vissuta dalle comunità cristiane nel mondo è anzi un sintomo positivo. Indica chiaramente la vitalità della fede; è un segno che il rinnovamento procede dall’interno stesso della fede e non è l’epifenomeno religioso di un cambiamento radicale della società e della sua cultura. Questa premessa non tende a concludere che l’insufficienza delle formule di fede non ha ragioni culturali esterne alla fede stessa; ma solamente che i cambiamenti che viviamo passano attraverso l’esperienza stessa della fede; sgorgano cioè dall’interno della vita ecclesiale. Se la crisi culturale si risolvesse nell’impossibilità di annunciare là fede ai “non credenti•, dovrebbe sorgere il dubbio che la Chiesa subisce passivamente il rivolgimento culturale del nostro tempo.
– Cristo nella riflessione teologica. Presentazione della problematica cristologica del nostro tempo 3
– A proposito di una bozza di “Direttive per la pastorale degli stranieri” proposta dall’Auslandssekretariat 19
– Il Convegno della speranza Gli Operatori Sociali del DCV rispondono 23
– Il dialogo continua Animazione culturale ed associazionismo 29