Quando gli immigrati vogliono pregare: il saggio di Ambrosini, Molli e Naso
Il pluralismo religioso e le minoranze di immigrati analizzate in “Quando gli immigrati vogliono pregare. Comunità, pluralismo, welfare”, a cura di Maurizio Ambrosini, Samuele Davide Molli e Paolo Naso.
Ricerca, pluralismo religioso, minoranze immigrate: questi, assieme a molti altri, sono i temi che si trovano nel volume “Quando gli immigrati vogliono pregare. Comunità, pluralismo, welfare“. Il saggio è firmato da Maurizio Ambrosini, Samuele Davide Molli e Paolo Naso, edito dalla casa editrice “Il Mulino”. Gli studiosi citati, che hanno collaborato con la Fondazione Centro Studi Emigrazione, hanno gettato luce su una tematica complessa e delicata, importante da analizzare.
Nel contesto di questo saggio, vengono esaminati in modo approfondito i complessi processi di integrazione che coinvolgono l’espressione della spiritualità da parte degli immigrati. Gli studiosi esplorano il profondo bisogno di riaffermazione identitaria che spinge gli immigrati a cercare momenti di ritrovo spirituale. Inoltre, si pone l’accento sul ruolo cruciale delle donne all’interno di queste comunità, sottolineando il loro contributo significativo nella pratica religiosa e nella costruzione di una nuova fede che si sviluppa e si modifica al di fuori dei luoghi di origine.
Lo studio sugli immigrati in Lombardia: come nasce il progetto
Ambrosini, Molli e Naso hanno focalizzato la propria attenzione sulla Lombardia per l’analisi del pluralismo religioso operata sulle minoranze di immigrati. La scelta è stata fatta seguendo un criterio ben preciso: la Lombardia, difatti, è tra le regioni, se non la regione, più popolose e multietnice del Bel Paese.
Gli obiettivi del progetto, come sottolineato dagli stessi autori, sono quelli di offrire una mappa completa delle comunità religiose minoritarie in Lombardia, oltre a comprendere la composizione e le dinamiche interne di queste ultime.
L’osservazione attenta e l’incontro diretto con le comunità prese in analisi hanno permesso, senza alcuna ombra di dubbio, di arricchire i dati che gli studiosi avevano raccolto, rendendo la ricerca ancor più completa e complessa.
Maurizio Ambrosini, in un’intervista, ha delineato puntualmente l’approccio alla ricerca condotta assieme ai colleghi Molli e Naso. Nello specifico, lo studioso ha evidenziato come, nel saggio, la nozione di integrazione implichi una dimensione strutturale che riguarda la possibilità di condurre una vita dignitosa e autonoma con una condizione giuridica stabile, un alloggio adeguato, un lavoro stabile e adeguatamente retribuito. E, in quest’ottica, sottolinea come la partecipazione alle comunità religiose, grazie alla condivisione di risorse informative, reputazionali e pratiche, contribuisce a raggiungere questo obiettivo fondamentale.
Integrazione e pluralismo religioso: uno studio
Una seconda dimensione dell’integrazione analizzata nel saggio si riferisce al benessere individuale. In quest’ottica, il senso di appartenenza, il sostegno morale, la conferma dell’identità personale e la partecipazione a reti sociali comunitarie contribuiscono a considerare la partecipazione religiosa come un fattore di sostegno all’integrazione.
Una terza dimensione, che può risultare più complessa, riguarda le relazioni con la società ospitante e l’accettazione sociale. La partecipazione a gruppi religiosi formati da altri immigrati favorisce una socializzazione all’interno della comunità, a volte a scapito dello sviluppo di legami con la popolazione autoctona. Tuttavia, come si evince dal saggio, non sembra affatto garantito che un’apertura agli incontri interetnici da parte degli immigrati sia reciprocamente accolta dalla componente maggioritaria della popolazione. L’alternativa alla partecipazione comunitaria può condurre all’isolamento anziché all’inserimento in reti sociali più ampie e diverse.
Inoltre, sempre come sottolinea Ambrosini, la partecipazione religiosa non implica necessariamente un atteggiamento chiuso o un rafforzamento identitario. Al contrario, se la partecipazione religiosa contribuisce all’integrazione dal punto di vista strutturale, si osserva anche un miglioramento dell’immagine dell’immigrato, nonché un maggiore grado di accettazione sociale e l’opportunità di ampliare la gamma di relazioni sociali.