Studi Emigrazione – marzo 2016 – n.202
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È nell’ultimo quarto del XX secolo che i paesi dell’Europa meridionale sono diventati luoghi di transito o di destinazione finale di significativi flussi migratori internazionali provenienti dai paesi meno ricchi del pianeta. Tradizionali contesti di origine delle migrazioni transoceaniche e di quelle interne al continente europeo, Italia, Spagna, Portogallo e Grecia sono stati interessati più o meno contemporaneamente da una significativa immigrazione straniera, anche se con tempi, dinamiche, modalità e origini dei flussi in parte differenti. I due paesi di maggiore taglia demografica (Italia e Spagna) sono quelli che già dalla seconda metà degli anni ‘70 hanno sperimentato questa importante novità, che almeno in parte trova spiegazione nel contesto economico internazionale dell’epoca. La crisi petrolifera del 1973 aveva spinto i paesi europei di immigrazione ad abbandonare le politiche attive di reclutamento della manodopera straniera, adottando misure di stop all’arrivo di ulteriore forza lavoro. È in questi anni che la dimensione politica, nazionale e internazionale, assume un ruolo sempre più rilevante nella comprensione e spiegazione delle dinamiche migratorie europee, in linea con quanto stava succedendo nel resto del mondo, a seguito del passaggio da flussi migratori prevalentemente determinati dalla domanda di lavoro e dagli altri fattori di richiamo nei paesi di destinazione a flussi determinati principalmente dall’offerta di lavoro e dagli ulteriori fattori di spinta nei paesi di origine delle correnti migratorie. Il profondo processo di ristrutturazione delle economie europee e mondiali, messo in moto dalla crisi, ha difatti comportato una forte riduzione della domanda esplicita di immigrati nei settori centrali dei sistemi produttivi e, in generale, una complessiva riorganizzazione dei mercati del lavoro e, di conseguenza, della funzione della forza lavoro straniera (Bonifazi e Gesano, 1993). La coesistenza tra elevata disoccupazione interna e domanda di manodopera straniera trovava quindi una sua spiegazione nella segmentazione del mercato del lavoro e nell’espansione dell’economia irregolare che ha prodotto in aree specifiche, in special modo nei nuovi paesi di accoglimento dell’Europa meridionale, e in determinati settori produttivi una domanda, spesso sotterranea, da parte di imprese e famiglie che non trovava riscontro nell’offerta di lavoro nazionale (de Filippo e Carchedi, 1999).
179 – Introduzione. Il quadro d’insieme
Corrado Bonifazi, Cinzia Conti e Salvatore Strozza
193 – No longer the promised land? Mobility patterns of Eastern and Central Europeans in Spain during the economic crisis
Amparo González-Ferrer and Mikolaj Stanek
217 – Eastern European migration to Portugal: from an unexpected migration to an uncertain future
José Carlos Marques and Pedro Góis
237 – Integration and transnational mobility in time of crisis: the case of Albanians in Greece and Italy
Eda Gemi
257 – Le migrazioni dall’Europa-Centro Orientale all’Italia: una storia al femminile
Cinzia Conti, Corrado Bonifazi e Salvatore Strozza
283 – Dai Balcani al mercato del lavoro italiano: tendenze e risultati
Corrado Bonifazi e Cristiano Marini
299 – Il lavoro delle donne ucraine in Italia tra stabilità e segnali di cambiamento
Cinzia Conti, Corrado Bonifazi e Filomena Racioppi
Altri articoli
319 – Frontalierato e migrazioni interne
Paolo Barcella, Matteo Sanfilippo
331 – Prima dell’America. Nicola Sacco e i fatti di Torremaggiore del 1907
Michele Presutto
347 – Recensioni
357 – Segnalazioni