Studi Emigrazione – giugno 2018 – n.210
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Nella biografia di Goran Bregović, musicista e compositore nato da padre croato e madre serba, si legge che la sua musica «è una miscela, nasce dalla frontiera balcanica, una terra misteriosa dove si incrociano tre culture: ortodossa, cattolica e musulmana» (http://www.ondarock.it/songwriter/goranbregovic.htm). Ecco, forse, la ragione più profonda per la sua sensibilità verso l’integrazione, il sostegno a gruppi Rom, vittime dell’ondata xenofoba insinuatasi in diversi paesi europei e che identifica negli “zingari” una piaga sociale. Come
altri artisti cosiddetti “impegnati”, egli definirebbe la musica come un’espressione libera dal potere, capace di fungere da collante sociale in contesti multiculturali, oppure occasione di incontro e sensibilizzazione verso gruppi minoritari o tematiche socialmente delicate. In un mondo che deve – e sempre più dovrà – dare risposte concrete e lungimiranti ai variegati flussi migratori, la musica diviene uno degli strumenti di aggregazione ed integrazione tra le diverse culture. Il potenziale trasformativo della musica, la sua capacità di stimolare percorsi mentali alternativi, di suggerire deviazioni al pensiero, arrivare a promuovere una mobilità delle idee, oltre che delle persone, forse farebbe bene ripensare innanzitutto al concetto stesso di ascolto. Per quanto possa apparire ovvio ai più, infatti, il mettersi in una posizione di ascolto, scegliendo di non parlare, può costituire la prima condizione, in realtà imprescindibile, per giungere
ad una comunicazione che “dice” disponibilità verso l’altro, chiunque esso sia, da qualsiasi latitudine provenga. Quando poi la musica raggiunge l’ascoltatore, si lega ai suoi affetti più primitivi; in quanto non-parola essa ha luogo nel corpo con le sue componenti fondamentali quali il ritmo (il battito cardiaco), l’armonia (la coesione degli elementi) e la melodia (suoni alti e bassi alternati come il respiro) che travalicano le differenze culturali.
La musica e i migranti Musica e inserimento urbano
a cura di Gabriele Beltrami
179 – Introduzione
Gabriele Beltrami
183 – La diaspora calabrese in Argentina e la costruzione di una nuova patria culturale attraverso la musica
Grazia Tuzi
196 – We are not going back. Dieci anni di lavoro sulle musiche migranti in Italia
Alessandro Portelli
219 – «Scalamusic». Una proposta artistico-interculturale
Gabriele Beltrami
229 – Le “(de)rivestrane” di Jonida Prifti e Acchiappashp rt, tra poesia sonora e musica d’avanguardia
Stefano Pifferi
245 – L’immigrazione nella canzone italiana (1991-2018)
Paolo Barcella, Angelo Bonfanti
Altri Articoli
271 – Mobilità occupazionale transnazionale e diseguaglianza di genere: il caso degli immigranti argentini in Spagna
Fernando Osvaldo Esteban, Anna Giulia Ingellis
293 – Immigrants and the formation of the ethnic identity: The role of the Church of Buenos Aires square in the formation of the Argentine and Filipino identity in the Roman context
Daria Forlenza
305 – El trabajo decente en el sector de la pesca y de la acuicultura. Perspectiva de la Santa Sede
Fernando Chica Arellano
314 – Convegni
319 – Recensioni
335 – Segnalazioni